Storia della prima sedia industriale prodotta da un unico materiale plastico, frutto del genio di Joe Colombo
La prima sedia industriale prodotta da un unico materiale plastico è opera del genio di Joe Colombo, designer “profetico” che sperimentava, proponeva e definiva nuovi scenari abitativi, adatti alle esigenze di un uomo che vive gli spazi domestici sempre più intensamente. Kartell aveva fortemente voluto il designer milanese nella batteria dei suoi progettisti proprio per il suo interesse verso l’applicazione dei materiali nuovi che si affacciavano nel campo industriale. La sedia “Universale” o “4867” è un progetto del 1965, che richiese però due anni di studio dei processi produttivi per scegliere il materiale più adatto per realizzarla, tra l’ABS, la plastica più resistente di quegli anni, il Nylon, il Moplen e il Polipropilene colorato.
La genialità del progetto di Colombo, inizialmente prodotta in ABS, sta innanzitutto nella riduzione dei costi di produzione, grazie alla possibilità di poter realizzare, con soli tre stampi, una seduta “universale”, estremamente versatile e personalizzabile. Ogni componente poi, è disegnato nei minimi dettagli per ottenere un oggetto estremamente funzionale, versatile e maneggevole. La sedia, che ha come riferimento la celebre seggiolina per bambini di Sapper e Zanuso, sempre per Kartell, è impilabile e affiancabile, grazie agli incavi del sedile che consentono di accogliere altre sedute e al particolare disegno della parte esterna delle gambe, che garantiscono un’ottimizzazione dello spazio e la rendono adatta all’utilizzo negli spazi pubblici - caffetterie, mense, scuole, - anche grazie alla possibilità di produrla colorata. Il foro al centro del sedile connota esteticamente l’oggetto e assolve diverse funzioni: permette di spostarla agevolmente e, in caso di impiego all’esterno, il deflusso dell’acqua. Non è tutto. I piedi della “Universale” sono personalizzabili, possono essere sfilati dalla struttura principale e sostituiti con elementi di diverse altezze, così da ottenere, da una base unica, sedute per ogni esigenza e “statura”: per ristoranti, banconi dei bar, ma anche basse, da conversazione o per i più piccoli. Il progetto prevedeva ulteriori sviluppi, come una versione seggiolone per l’infanzia. Ai piedi delle gambe, i puntalini ammortizzatori in gomma sono un ulteriore accorgimento per un prodotto adatto all’esigenza di mobilità degli arredi, indispensabile negli spazi di lavoro o nei luoghi di ristorazione. La Rhodiatoce infatti, una delle principali aziende italiane produttrici del Nylon, nel 1969 la scelse come arredo per la mensa dei suoi dipendenti, proprio per la sua maneggevolezza e possibilità di accostamento.
Esposta nelle collezioni museali del Vitra Design Museum e del MoMa di New York, la sedia “Universale” viene poi prodotta da Kartell in altri materiali plastici, perché deve garantire una resistenza anche ad elevati tassi di umidità. L’azienda ne cessa la produzione dopo quasi cinquant’anni, ma rimane ancora oggi un ambito pezzo da collezionismo sul mercato del modernariato, testimone della genialità di Colombo e del suo modo di concepire il design, che partiva dalla tecnologia per ottenere oggetti prestanti e funzionali, dove l’uomo è sempre al centro del progetto.